venerdì 7 agosto 2015

Creton di Culzei

La ferrata dei 50 è secondo me una delle più belle e spettacolari in regione e probabilmente la più impegnativa dal punto di vista fisico, non tanto per tratti particolarmente tecnici quanto per la lunghezza e la varietà dei passaggi. Si snoda infatti tra canaloni e creste, spigoli e forcelle con diversi saliscendi che aumentano la fatica. La ferrata inizia poco ad est del rifugio De Gasperi, raggiungibile in poco più di un'ora dal centro sci di fondo Piani di Casa in val Pesarina, e percorre un anello in senso antiorario con rientro al De Gasperi dalla Forca dell'Alpino. Secondo me il senso antiorario è quello migliore per affrontare in salita la parte più tecnica. La discesa invece è la parte più delicata dell'escursione  poiché avviene per franosi canalini che nel caso di affollamento diventerebbero delle pericolosissime trappole per il rischio di caduta sassi.
Sono i primi giorni di agosto 2015 e fa un caldo terribile sia in pianura che in quota. Decido di percorrere questo itinerario in solitaria anche per festeggiare il recente compimento dei 40 anni e perché, come spesso accade in questo  genere di imprese, preferisco non coinvolgere la mia compagna anche perché non avendo mai percorso l'itinerario non ho un'idea chiara delle difficoltà che si incontreranno. Arrivo al centro sci di fondo, sono le 8:20 quando parto. Mi sento molto bene, arrivo al De Gasperi in un'ora per un piacevole sentiero che presenta dei punti franosi ma mai pericolosi. Al rifugio ci sono diverse persone che probabilmente hanno dormito lì e che sono in procinto di partire, mi chiedo se avranno in programma anche loro la ferrata. Riparto dopo pochi minuti. Una relazione online diceva che per raggiungere l'attacco dal rifugio sono necessari circa 40 minuti. Questo sarà il principale problema di questa bella giornata... In pratica percorrendo il primo tratto del Corbellini - che nella sua prima parte è molto bello e caratteristico - supero il punto dell'attacco (che avevo raggiunto in 20 minuti) e proseguo lungo il sentiero per quasi un'altra mezz'ora, risalendo un costone verde con erba alta che del quale nelle relazioni non c'era traccia. Ad un certo punto in un prato mi fermo ed estraggo il GPS per capire dove sono. Lo posiziono sullo zaino e un minuto dopo scopro di aver superato e non di poco il punto dell'attacco. Chiudo lo zaino e torno indietro, cammino per circa 20 minuti finché individuo il canalino dal quale si stacca il sentiero che porta all'attacco. Metto via il gps nello zaino e mi accorgo che nella tasca superiore dello zaino non c'è più il cellulare! "Noooo.. mi è sicuramente caduto nel prato quando ho estratto il gps...". Che fare, tornare indietro a cercare il telefono o darlo per perso.Sono altri 45 minuti tra andata e ritorno. Decido di andare a cercare il telefono. Riparto per questo sentiero e arrivo nel punto in cui mi ero fermato, cerco il telefono ma non c'è... L'erba è alta ma si dovrebbe vedere. A quel punto do il telefono per perso e torno indietro verso l'attacco. Ho perso, nei due sforamenti dal percorso, circa un'ora e mezza e soprattutto molte energie perché in questi tratti ho tenuto un andamento molto sostenuto. Con me avevo portato 2 litri di acqua e sali. La bottiglietta da mezzo litro è già volata da un po', ho bevuto già quasi mezzo litro dell'altra bottiglia e mi resta poco più di un litro per completare l'anello. Cosa fare, partire e iniziare la ferrata? sono quasi le 11 di mattina è già piuttosto tardi. Mentre penso apro la tasca frontale dello zaino e... ci trovo il telefonino!! Non lo metto mai in quella tasca! Vabbeh, contento per il telefono, un po' meno per la sbadataggine e soprattutto per il tempo perso. Decido di proseguire comunque per la ferrata. Il primo tratto è abbastanza semplice e sale lungo un lungo canale che ci porta fino all'inizio della cresta. Qui ho i primi problemi a proseguire, sono stanco, mi devo fermare ogni 3 minuti per riprendermi.Vedo il proseguo del sentiero che mi aspetta in cresta, noto dei cavi che collegano degli aguzzi speroni. Ho tanta sete ma devo risparmiare l'acqua per il resto dell'itinerario che da qui è ancora molto lungo, mi accontento di bere a piccoli sorsi. Supero la prima parte di cresta, i sali-scendi non aiutano certo a risparmiare energie. Penso che potrei decidere di scendere in caso di emergenza per la ferrata Simone che parte verso nord dalla cima di Rio Bianco a pochi minuti da dove mi trovo. Poi dovrei chiamare a casa qualcuno che venga a recuperarmi sul versante sappadino e che mi riporti a prendere l'auto in val pesarina, che figuraccia però... Raggiungo il bivio con la ferrata Simone, trovo anche una roccia in versante nord che trasuda un po' di acqua. Mi ci appoggio con la schiena, col torace e con la faccia per rinfrescarmi un po'. Non posso bere queste rare gocce.. però danno molto sollievo. Decido per continuare l'itinerario e scartare il piano di emergenza. Tra l'altro vedo due escursionisti salita da Sappada per questo itinerario che stanno consumando i loro viveri a 15 minuti circa da me. Li guardo, loro vedono me, ci salutiamo. Da qui alla cima stimo in circa un'ora la percorrenza. Dalla cima alla forca dell'alpino sono circa altri 30 minuti, poi dalla forca al rifugio altri 30 minuti... andando di buon ritmo almeno in discesa. In due ore dovrei essere al rifugio. Proseguo in cresta, ogni saliscendi genera nuove sofferenze ma arrivo in cima. Non riesco a gioire più di tanto. Ho conservato meno di mezzo litro d'acqua, qualche sorso che dovrà bastarmi per il rientro. Scatto qualche foto, la visuale non è delle migliori complice il caldo e l'umidità dell'aria.Bella la vista sulla cima maggiore del gruppo, il Clap Grande, che si staglia a ovest e del quale si nota la bella croce di vetta. Il rientro avviene per canalini franosi molto delicati e calate in mezzo a intagli di roccia. In uno di questi intagli un grosso masso è rimasto incastrato sopra il passaggio e passarci sotto fa un certo effetto. Fortunatamente, a parte quei due escursionisti sulla Simone non c'è anima viva in tutto il gruppo del Clap, oltre a me ovviamente, e questo limita il rischio di vedersi arrivare saassi dall'alto. Scendo con attenzione alla forca, dalla forca giù per il sentiero CAI pericolante e che a mio avviso andrebbe chiuso se non lo si riesce a mettere più in sicurezza. Una variante della ferrata permetterebbe di evitare il canalone, ma la variante prevede anche una breve risalita verso le pareti del Clap Grande su una ferratina piuttosto atletica per le mie condizioni fisiche attuali... La variante è bocciata. Ad ogni modo esco finalmente dal canale e mi ritrovo in terreno aperto e più sicuro a scendere verso il rifugio che sento ormai vicino. Faccio prima in tempo a scorgere dall'altro lato del valloncello, a 50 metri da me, un signore con suo figlio adolescente che tentano di salire alla forca. Mi chiedono dove possono passare per ricongiungersi con me... Guardo poco più in basso e scorgo l'attraversamento che avrebbero dovuto compiere per portarsi sul mio versante. Gli spiego che devono scendere un po' e che ci saremmo incontrati una trentina di metri più in basso. Vedo che il loro incedere non è molto sicuro, il ragazzo è anche senza zaino e il signore ne ha uno piuttosto vuoto... Mi dicono che vorrebbero arrivare alla forca dell'Alpino per vedere il versante Sappadino. Gli spiego che il sentiero è malagevole e molto molto pericoloso, che fa un caldo pazzesco e che sono passate le 2 del pomeriggio... E che se fossi in loro lascerei perdere l'idea. Mi danno retta e tornano indietro verso il rifugio. Io li precedo, inizio a vedere il rifugio e sto bramando una birra... Arrivo al rifugio in 10 minuti e non chiedo la birra come pensavo poco prima, finirei per berla tutta d'un fiato e probabilmente mi ubriacherei in questi stati. Quando si ha sete, ma sete veramente, si desidera solo acqua. Il rifugio ha una sorgente d'acqua scarsissima, la zona qui è veramente desertica. Riesco a bagnarmi la fronte e la nuca, i polsi e la cosa mi da subito sollievo. Ordino, con una voce che quasi stenta ad uscirmi tanto è secca la gola, una bottiglia da un litro di acqua naturale al bar. La finirò in meno di 2 minuti sotto gli occhi della barista che mi deve aver preso per un morto di sete... E  ragione! Torno letteralmente a vivere, sto di nuovo bene ma non me la sono mai vista così brutta per mancanza d'acqua. E' la cosa peggiore che possa capitare. Mi ricordo a questo punto quando andavo in montagna da ragazzino non ancora adolescente col mio amico Pilu... Lui nello zaino aveva di tutto, io spesso portavo solo la borraccia dell'acqua. Un giorno gli dissi che volevo aiutarlo a portare un po' di cose, vestiario e attrezzatura, che forse avrei dovuto portare uno zaino anche io. Lui mi rispose che non era necessario mi disse queste parole "Tu porti la già la cosa più importante per noi, l'acqua. Il mio zaino può anche cadere giù e andare perso, ma se tu dovessi perdessi l'acqua saremmo nei guai veramente". Bene, queste parole mi sono tornate alla mente durante questa esperienza, è davvero molto bello avere ricordi così vivi dopo tanti anni. Dal rifugio riparto ricaricato, nello scendere dal sentiero supero una coppia di simpatici signori coi quali scambio due parole. "Lasciamo passare il ragazzo che ha gambe buone lui! Dove sei stato?" chiede il signore. Gli rispondo che ho fatto il giro completo della ferrata dei 50 e mi guarda con ammirazione dicendomi "Da solo... E sei già che scendi, sono le 15:45 sei stato bravo e veloce!". "Sì certo.." replico io... " Ma ho praticamente dato fondo a tutte le energie che avevo oggi!" Ci salutiamo e scendo, in pochi minuti sarò alla macchina. Per l'intero giro ci ho messo qualcosa come 7h30', considerato che ho perso circa un'ora e mezza all'attacco ho impiegato circa 6 ore per il giro completo quando le tabelle ne danno approssimativamente 9 ore la percorrenza. Apro una parentesi sulla velocità in montagna. Non credo che la montagna vada vissuta come una gara contro il tempo. Spesso, specialmente in compagnia, la montagna è bella se vissuta con la dovuta calma. Però la velocità è un'arma in più, è un vantaggio che in certi casi diventa importatissimo anche per la sicurezza. Percorrere tratti a rischio caduta sassi velocemente o poter contare su una discesa in 30 minuti piuttosto che in una in 1 ora e mezza in caso di maltempo può fare la differenza. E' un po' come per le macchine, un'automobile potente, se guidata con intelligenza, è sicuramente più sicura di una macchina poco potente. E' il "se guidata con intelligenza" che fa la sottile differenza.

Dislivello 1400m, tempo di salita 4-5h, discesa 2h30'-3h







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