giovedì 4 agosto 2016

Cime Castrein

Anche oggi si parte in modalità lupo solitario. La mia compagna preferisce, a ragione, riposarsi un po'. Gli altri che potrebbero seguirmi su questo tipo di giro sono chi ancora al lavoro chi invece ad arrampicare su qualche via. Tra le mete possibili ci sono Nabois Grande, Ceria Merlone e Cime Castrein. Scelgo quest'ultima, probabilmente quella più impegnativa dal punto di vista fisico ma devo mettermi un po' alla prova per eventuali uscite ancora più impegnative... Mi sento bene, sveglia alla 6:00, colazione dei campioni con tarallucci e già che ci sono mi faccio una fialetta di un potente ricostituente che ho sempre avuto paura di usare, un mix di guaranà, ginseng e pappareale col quale dovrei arrivare a scalare quantomeno un 7000. Arrivo a Sella Nevea, parcheggio dietro alla caserma della guardia di finanza, indosso gli scarponi e finalmente parto. Sono le 8, fa un po' fresco ma parto con la sola maglietta a maniche corte. Il primo tratto, all'ombra del bosco è abbastanza piacevole sebbene sia in parte su sterrata. Il primo traguardo di oggi è il Passo degli Scalini, uno dei più belli e benché non sia una cima può rappresentare benissimo il traguardo di un'escursione per i meno allenati (sono già 800 metri circa di dislivello). Qui mi fermo anche per spalmarmi un po' di crema solare, c'è qualche nuvola in giro ma la giornata sarà prevalentemente soleggiata. Solo sul Montasio, anche oggi, dalle 10 del mattino in poi ci sarà una nuvola permanente che mi impedirà la vista della cima. Per un attimo ho provato un po' di piacere in questo, memore della giornata nuvolosa avuta sabato sul re delle Giulie... Avrei rosicato un po' se oggi la cima fosse stata completamente libera! In realtà mi spiace per tutti quegli escursionisti che oggi sicuramente avranno provato a salirci. Tuttavia sulla mia meta, sul Jof Fuart e ful Canin la giornata è stata discreta. Solo Mangart e Jalovec, dalla tarda mattinata, mostreranno il loro cappello vaporoso. Punto diretto alla seconda tappa, forcella Lavinal dell'Orso. In questo tratto mi sento davvero bene, esageratamente bene tanto da credere di essere tornato ai fasti di un tempo. Ci sono state delle escursioni negli anni passati in cui mi sembrava di non stancarmi mai, di poter affrontare qualsiasi cosa. Oggi per un discreto periodo mi sono sentito così. L'unica pecca sono gli scarponi che ancora mi fanno un po' di attrito sul tallone. Ad un certo punto mi devo fermare per vestire il secondo calzino, cosa che mi aiuterà e non poco ad alleviare il fastidio. Dal Lavinal sulla destra si diparte il primo tratto dell'Anita Goitan che attraversa le Cime Castrein e scende dall'altro versante a Forcella Mosè. Questo è il primo tratto di questo aereo percorso (Anita Goitan) che si sviluppa sopra i 2000 metri e attraversa tutto il gruppo del Jof Fuart. In questo tratto c'è da dire che è molto meno "acrobatico", ci sono pochissime attrezzature fisse e il percorso si svolge per lo più su cenge erbose piuttosto che su cengioni di dolomia. In questo tratto il sentiero è anche piuttosto esposto, si sviluppa su ripidi verdi dove una scivolata è da evitare assolutamente. Concordo con chi dice che il verso di percorrenza migliore è quello orario proprio per percorrere questo tratto in salita. Da evitarsi assolutamente con terreno bagnato. Il sentiero mi porta fin sotto alle mie cime, io salirò sulla più semplice - ma non banale- cima est.  Quando arrivo un po' sotto i due cocuzzoli terminali sento che le mie certezze di poco prima circa la mia invincibilità iniziano a sgretolarsi... Ho le gambe un po' pesantine e  mi sento molto sollevato dal sapere di essere praticamente arrivato. Poco prima di imboccare la deviazione scorgo 20 metri davanti a me due escursionisti croati che però proseguono mancando la deviazione. Penso che forse hanno altri programmi per cui non mi preoccupo più di tanto. Quando si arriva al primo tratto attrezzato bisogna ricordarsi di tornare indietro alcuni metri per imboccare sulla destra (tornando indietro, salendo è sulla sinistra) la traccia che sale alla forcellina tra la cima est e l'antecima est. Dalla forcellina una caratteristica scalinata scolpita sulla roccia permette di salire un primo tratto di una ventina di metri . Salgo quindi la scalinata, ho letto che è molto esposta e che qualcuno ha avuto problemi a salirla. Sinceramente penso che fosse molto peggio il tratto sul pendio erboso appena percorso, ma si sa, la percezione del rischio purtroppo è spesso soggettiva. La gente spesso confonde esposizione diretta con rischio per cui non è oggettiva nella valutazione. Salita la rampa mi trovo davanti ad una grande trincea della quale si nota principalmente la grande nicchia scavata a picconate: ma guardando bene ci si accorge che tutta la cima è letteralmente bucata da numerosi scavi... Qui gli alpini italiani e austro-ungarici hanno davvero creato dei capolavori che al giorno d'oggi non so chi sarebbe in grado di ripetere. Onore ai caduti di quella folle guerra. Salgo la paretina finale, sulla destra dell'apertura, ed arrivo finalmente in cima dove mi aspetta una bellissima, semplice e perfettamente a tema piccola croce di vetta in filo spinato. Altre croci più invasive non si sarebbero sposate così perfettamente con il posto. Tolgo lo zaino, mi cambio la maglietta e vedo sull'antecima est i due croati che, avendomi visto in cima ben più alto di loro, valutano il da farsi per giungere sulla mia cima. La discesa diretta dall'antecima alla forcella dove inizia la scalinata è esposta e su terreno sdrucciolevole. Li avviso che secondo me farebbero bene a tornare indietro e a trovare l'attacco da me percorso per raggiungermi. Vedo che accettano il consiglio. In poco meno di un quarto d'ora sono da me sulla cima. Sono un signore con la sua compagna. Lui è un omone di quasi un metro e novanta, fisico asciutto, con la barba e uno sguardo che ispira fiducia. Lei è una bionda signora forse leggermente più giovane di lui, sicuramente meno disinvolta nel districarsi sulle rocce ma comunque in ottima forma. Ci salutiamo, ci scattiamo reciprocamente le nostre foto di vetta e  parliamo alcuni minuti del ghiacciaio del Canin, di altre escursioni fatte in zona, del percorso fatto , del rifugio Corsi e del simpatico gestore. Infine ci salutiamo, io ho già mangiato e scattato foto in abbondanza ed è venuto il momento di scendere per me. Ritorno al sentiero e continuo verso Forcella Mosè. In questo tratto il sentiero è molto più comodo e sicuro sebbene in alcuni punti si debba andare un po' ad intuito visto il basso numero di segnavia. Niente di preoccupante comunque, il sentiero porta in breve a Forcella Mosè dove ricompaiono numerosi gli stambecchi. Poco più sotto, sono le 13:30 circa, incontro un signore che sale da solo e che mi chiede informazioni sulla Forcella di Riofreddo. E' dall'altra parte dell'Anita Goitan! Gli chiedo se vuole andarci per scendere al rifugio Pellarini in val Saisera e mi risponde di sì, che l'idea è quella. Gli spiego che la strada è lunga e che ci vorranno almeno 4-5 ore per arrivare al Pellarini da lì. Mi risponde che ci sono almeno altre 7 ore di luce per cui si può provare... Non capisco se mi sta prendendo in giro visto che tuttavia è stato in grado di individuare la forcella da questa distanza (si intravedeva appena). Comuqnue sia lo saluto e gli auguro un buon proseguimento del giro. Arrivo al rifugio Corsi, non ci entro però anche se mi avrebbe fatto piacere salutare Cristiano, conservo dei bellissimi ricordi di questo posto. Svolto a destra e salgo sotto le pareti dell'Ago di Villaco, passo per la parete delle gocce e inizio la faticosa risalita al Passo degli Scalini... saranno circa altri 150 metri di dislivello che aggiunti ai 1400 fatti fino ad ora fa un totale di 1550m di dislivello fatti in giornata. Non male! Dopo il passo la discesa prosegue più semplice nonostante il mal di piedi inizi a farsi sentire piuttosto vivacemente. Arrivo al parcheggio dove alla fontana mi rinfresco, tolgo gli scarponi e bagno i piedi doloranti con grande sollievo. Riparto con la macchina caldissima, il volante scotta e i 2,5 litri portati al seguito oggi sono finiti tutti. Escursione grandiosa ma richiede un'ottima preparazione fisica.

Dislivello 1690m, tempo di salita 3:30 discesa 3 ore escluse soste.

Visualizza tracciato gps

Mangart e Jalovec al mattino

Il Canin

Il rifugio Corsi e il sentiero che percorrerò al rientro

Forcella Lavinal dell'Orso

Gli amici croati sull'antecima est

La cima ovest

Il motivo per cui salire fino qui

La stupenda croce di vetta

Trinceramenti sulla cima ovest, sembra una bocca triste

Montasio tra le nuvole

Ancora il Canin, dietro alle banconate di Punta Plagnis

Sempre lui. Da qui e solo da qui è una piramide perfetta

La famosa scala nella roccia


Quanti stambecchi ci sono?

La cima est dall'antecima


Stambecchi sopra il Corsi

Canin di sera...

Il rifugio Corsi, fu Capanna Findenegg in tempo di guerra

Trinceramenti


Fioriture
Risalita al Passo degli scalini
Mangart e Jalovec nelle nuvole
Margherite di montagna


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